Skip to main content

Premio “Beato Bernardino”

2017
all’Associazione Cesare Piazzetta


Non posso nascondere la grande emozione che provo ad essere qui e in questa circostanza. A Feltre ho passato un periodo significativo - 11 anni - ricoprendo il ruolo di direttore dei servizi sociali, chiamato dall’allora d.g. dr. Dal Molin. L’esperienza feltrina è stata per me assai ricca sotto il profilo professionale e umano. Le istituzioni e i luoghi di lavoro non sono tutti uguali, ma dipendono dalle persone che vi operano. A Feltre ho avuto modo di conoscere e lavorare con persone schiette, sincere, collaborative, sperimentando relazioni che mi hanno davvero arricchito, dentro e fuori l’azienda ULSS.
Tra queste persone c’è Aldo Bertelle. So che lui non vuole personalizzare l’esperienza di Villa San Francesco, e prometto che non seguirò questa strada, ma è innegabile che le molte persone che negli anni vi hanno collaborato lo hanno fatto perché invitate da Aldo, nella consapevolezza di essere coinvolti in una esperienza solida e preziosa.
Oggi viene premiata l’Associazione Cesare Piazzetta, una realtà formata da circa 80 volontari, nata nel 1996 per consolidare e dare forma all’esperienza di quanti fin dal 1974 avevano iniziato ad operare in Villa San Francesco.
Villa San Francesco e Associazione Cesare Piazzetta - oggi presieduta in modo egregio da Maria Rosa Da Rold (anche lei una vita nel sociale) - sono in realtà due facce della stessa medaglia: parlare di una significa obbligatoriamente parlare dell’altra. Ed è in forza di questa simbiosi che già nel 1996, a breve distanza dalla sua formale istituzione, l’associazione venne insignita del Premio nazionale della Solidarietà, ricevuto per mano del presidente della repubblica e assegnato dalla FIVOL di Luciano Tavazza.
Raccontarne per intero l’attività è un’impresa improponibile nei pochi minuti di questa presentazione; il tempo sarebbe occupato solo a elencare le iniziative realizzate.
Allora mi limiterò a richiamarne alcune per delineare i tratti che fanno di questa realtà un’esperienza unica nel suo genere e che continua a distinguersi nel panorama del terzo settore perché ha sempre sposato la gratuità assoluta come condizione essenziale del suo agire: mai un rimborso spese ai volontari, mai una richiesta di finanziamento pubblico.
Ho cercato dunque di individuare tra le tante azioni svolte in oltre 20 anni i messaggi che le stesse azioni intendevano veicolare e il modo in cui questo avviene. Parto dalle modalità: le iniziative create non sono quasi mai eventi una tantum che una volta realizzati vengono accantonati, ma azioni che rimangono e mantengono intatta la loro capacità evocativa ed educativa che viene via via arricchendosi attraverso l’intreccio con le proposte successive. E’ riscontrabile dunque una persistente capacità di immaginare nuovi percorsi e di rinnovare quelli già intrapresi. La singolarità nel modus operandi dell’associazione è proprio quella di non “buttare via nulla” di ciò che si fa, ma di valorizzare il tutto ricomprendendolo in una vision coerente contenente i messaggi che poi cercherò di declinare.
L’altra caratteristica che attiene alle modalità è la scelta del simbolo come efficace strumento di comunicazione. I luoghi in cui opera l’associazione sono disseminati di oggetti e di materiali che presi singolarmente sono muti: pietre, terra, sassi, legno, ferro…ma che inseriti nei contesti narrativi costruiti diventano potenti simboli con una straordinaria capacità evocativa ed educativa. (sottolineo educativa, perché è una delle dimensioni fortemente voluta e presente in tutte le azioni). Così i materiali e gli oggetti si trasformano e diventano parlanti condensando in sé storie, memorie, significati. Dunque i simboli, fortemente integrati con molteplici espressioni artistiche che connotano gli eventi, rendono potente il linguaggio che ne scaturisce, capace davvero di suscitare emozioni e provocare le coscienze.
E veniamo ai messaggi. Seconda la mia sensibilità colgo quattro aspetti (altri potrebbero coglierne di ulteriori e diversi): la memoria, la fratellanza, la speranza, la spiritualità. La memoria. Poco meno di vent’anni fa cominciava a prendere forma il museo della memoria, ma anche dei sogni, della coscienza, dei presepi. Voglio usare le parole di Aldo: «Il museo si basa sul concetto che l’umanità condivide lo stesso destino. Tutto quello che succede sulla terra tocca ciascuno di noi. Allora è il caso di provare a conoscere le storie lontane, di leggerle attraverso i sogni e i simboli che ricordano grandi personalità e grandi avvenimenti».
Era stato chiesto ai rappresentanti di tutti i paesi di indicare un sogno, ma arrivarono soprattutto le memorie delle tragedie. E allora la richiesta cambia: si chiedono cose più concrete dei sogni: terra, sassi. Materiali che raccontano storie: il frammento della cripta del santo sepolcro, la tegola di Hiroshima, il mattone del muro di Berlino, il terriccio proveniente dalle torri gemelle… sono circa 300 le pietre narranti, cui va aggiunto il vagone merci che ricorda i viaggi ad Auschwitz.
Insomma una grande dispensa di memori. 300.000 persone hanno visitato il museo fino ad oggi con oltre 4000 visite guidate che in tre ore consentono il giro del mondo.
La fratellanza. Che coniuga in sé la solidarietà e la mondialità. La grande boccia di vetro che contiene un pugno di terra di tutti gli stati del mondo ne è l’originalissima icona. L’anno prossimo le terre mescolate formeranno 199 mattoni che verranno donati ai rappresentanti ufficiali di tutti i popoli della terra, quale simbolo tangibile di unità nella diversità, di solidarietà e fraternità. «Preziosi mattoni della pace donati ai potenti da mani bambine per dire che uniti insieme si può stare; che le diversità costituiscono solo ricchezza; che la terra è di tutti e tutti ne sono allo stesso modo degni» sono ancora le parole di Aldo.
E a rinforzare il simbolo c’è l’acqua che sgorga in continuazione da una grande anfora formata da 800 acque provenienti da laghi, mari fiumi di tutto il mondo..
La speranza. La individuo - tra l’altro - in un’iniziativa anche questa assai originale: la ricerca nei giornali di azioni positive, per la precisione 2819, ovvero il numero delle vittime delle Torri gemelle. Tante le morti, tanti i segni positivi, che aprono alla speranza. Ogni azione un sasso, con cui è stata eretta presso la coop. Arcobaleno la prima delle twin towers; nella seconda, di vetro, sono sigillate le altrettante pagine di giornale contenenti le buone notizie.
La spiritualità. Molte iniziative sono riconducibili a questa che in fondo è una dimensione che le attraversa tutte. I 2000 presepi mignon, provenienti da 149 paesi, raccontano i molteplici modi di vedere la natività. Tutti i temi educativi scelti annualmente per gli approfondimenti comunitari hanno una connotazione spirituale: ne cito alcuni: ricercatori di senso, nulla è più reale dell’impossibile, covare l’inatteso.. Testi come I tre mestieri di Dio e Gesù ladro nella notte presentano le riflessioni raccolte in 5 anni di lavoro sull’arte educativa di Gesù di Nazareth. Per arrivare all’ultima iniziativa, in fieri, che culminerà il 17 dicembre con la presentazione del Trittico di arte spirituale realizzato dai ragazzi e giovani che vivono nelle Comunità assieme a Vico Calabrò.
È per questo che migliaia di persone di tutte le età scelgono di raggiungere un luogo di periferia pedemontana, con una prevalenza delle giovani generazioni, come i 3400 studenti giunti dal liceo Giorgione di Castelfranco, mentre non si contano i gruppi e le associazioni che chiedono di passare una giornata o un week end al Casonetto.
Lunga vita a questa straordinaria esperienza e ai volontari dell’associazione.